Riflessioni dal Cinema

Tratto dal film Il curioso caso di Benjamin Button, diretto da D. Fincher, basato su un breve racconto del 1922 di Francis Scott Fitzgerald.

Qualche curiosità sulle origini e la pratica della Psicoterapia Psicodinamica Psicoanalitica

Origini ed evoluzioni in sintesi

Il termine psicoterapia deriva dal greco: psichè (anima) e theraphéia (cura) ed emerge verso la fine dell’800 negli scritti di Tuke. La tecnica psicoterapica diviene molto più incisiva nei tempi moderni dopo la scoperta dell’inconscio con Freud, la nascita della Psicoanalisi (termine coniato da Freud nel 1896) e gli sviluppi avvenuti fino ai nostri giorni. È bene, però, precisare che fin dai tempi più antichi l’uomo ricorreva a delle tecniche tese ad alleviare le sofferenze dell’animo umano. Queste modalità di approccio alla sofferenza variano a seconda del tempo (quindi delle epoche, della cultura e degli atteggiamenti caratteristici) e a seconda dello spazio (quindi a seconda del contesto di appartenenza e dell’area geografica in cui una persona vive).

Si può pensare ad esempio ai riti sciamanici condotti con dei rituali tesi ad alleviare le pene dell’anima, ai curatori, alle iniziazioni dionisiache con cui si cercava di scacciare l’angoscia, ai viaggi per ritrovare sé stessi, ai pellegrinaggi verso i santuari di Apollo e Asclepio in cui si cercavano dei preziosi consigli all’interno dei propri sogni, al teatro in cui venivano messe in scena delle opere che avevano un effetto catartico sugli spettatori, alle pratiche consolatorie dei Sofisti, ecc…

A proposito di Sofisti, Antifonte Sofista (Atene, 480-410 a.C.), a cui è attribuita l’"arte di evitare il dolore" (techné alypias) e pare avesse scritto anche un’opera sull’interpretazione dei sogni, aveva aperto un ambulatorio in un locale vicino alla piazza di Corinto, in cui si prendeva cura, con una tecnica consolatoria mediata dalla parola, di persone aventi delle sofferenze dell’animo, affermando di riuscire a sanare le angosce facendo domande e risalendo alle cause, rincuorando così con le sue parole gli afflitti. Il Sofista Gorgia diceva a questo proposito che “le parole sono per l’animo ciò che i farmaci sono per il corpo”.

Poi, con Ippocrate di Kos (Kos 460 a.C., Larissa 377 a.C.) nacque la medicina come professione scientifica, distinta dalla filosofia e dalla teurgia ma mantenendo sempre un approccio che vedeva l’integrazione tra psiche e soma, tra mente e corpo, tra anima e corpo. Più avanti la scienza è caduta per certi versi in un approccio più riduzionistico che pone l’accento sul razionale e che ci ha indubbiamente permesso di arrivare a delle importanti scoperte specialistiche che hanno segnato la storia della medicina fino ai nostri giorni. Si ha la possibilità di identificare i sintomi e di rilevare, in molti casi, le cure più appropriate. Credo che questa sia un’evoluzione preziosa, importante e di cui fare tesoro, ma al contempo ritengo fondamentale riuscire a mantenere uno sguardo più aperto anche a 360 gradi, alla complessità dell’umano che non è solo la somma di piccole parti da conoscere e da curare ma ben più della somma di queste. Ritengo fondamentale non dimenticare l’integrazione tra psiche e soma, la presenza dell’anima e dei messaggi che ci invia attraverso vari canali, ivi compreso quello dei sintomi e del dolore per l’appunto dell’animo. Riuscendo ad ascoltare i sintomi, a non limitarci a cancellarli o sedarli ma accogliendoli e trasformandoli è possibile stare meglio.

Ciò che sempre è rimasta immutata nel tempo è la consapevolezza che la situazione umana è complessa, dilemmatica: l’uomo si trova nella condizione di valutare le situazioni di volta in volta e questo può generare ansia o altri disagi. La possibilità di scelta anche consapevole o l’esperienza di non avere il controllo su tutto, può comportare l’emergere di un disagio avvertito a livello psichico, a livello dell’animo umano. È anche per questo che fin dai tempi antichi l’uomo si è rivolto a qualche figura che potesse alleviare la sofferenza dell’animo che si manifestava attraverso dei sintomi, dei messaggi che è importante decifrare e a cui è possibile dare un senso.

 

La psicoterapia psicodinamica psicoanalitica

La psicoterapia psicodinamica prende in considerazione le dinamiche che stanno intorno alle sofferenze personali e che possono contribuire al crearsi del disagio e, al contempo, mira a crearne altre più funzionali, partendo da un sistema relazionale in cui il paziente e il terapeuta cooperano per giungere a un nuovo più soddisfacente equilibrio vitale e relazionale.

Non ci si limita a tagliare il gambo di una piantina che porta dolore e si vuole eliminare dal proprio giardino usando un diserbante-farmaco, ma si esaminano le radici, si osserva a dove ci portano, si valuta se estirparle e si fanno nascere nuove piante più belle, più rigogliose e più adatte al nostro giardino. Delle piante capaci di gestirsi e sopravvivere nei giorni di pioggia e in quelli di tempesta che la Vita può riservare, delle piante che potranno fiorire e godere del sole e del bel tempo di cui l’esistenza ci può allietare.

All’interno della psicoterapia la comunicazione avviene mediante dei vissuti umani spontanei e comuni che permettono al terapeuta di essere empaticamente vicino alle sofferenze del paziente mantenendo però contemporaneamente la “giusta distanza”. Il poter avere questa “giusta distanza” pur stando dentro la relazione con il paziente è fondamentale per garantire il processo terapeutico e la cura del paziente. Permette al paziente di potersi lasciare andare con la consapevolezza che è affiancato da chi condivide con lui questa esperienza e cammino e al contempo mantiene la bussola in mano che punta verso una direzione evolutiva. Anche la necessità di non frequentare il paziente al di fuori delle sedute, da la possibilità al paziente stesso di avere uno “spazio relazionale altro” con noi in cui potersi prendere cura di Sé senza dover gestire eventuali fantasie o altre dinamiche che potrebbero generarsi se il terapeuta frequentasse il suo ambiente di relazioni esterne. Il rispetto della privacy viene così garantito e dato per assodato sia sul piano deontologico sia sul piano della realtà esterna senza dar luogo a fantasie che potrebbero compromettere la buona tutela della psicoterapia.

Nei vari testi rilevabili in letteratura sono presenti molteplici descrizioni di psicoterapia a seconda del modello teorico di riferimento. Nel corso del novecento, infatti, si sono sviluppati diversi paradigmi psicoterapeutici basati su variegate teorie della mente e su specifici presupposti epistemologici e meta-teorici. La psicoanalisi e le psicoterapie da essa derivate (come la psicoterapia psicoanalitica), rappresentano una forma di psicoterapia coerente con un paradigma psicodinamico. In generale tutti i differenti approcci psicoterapici sono accomunati dall’obbiettivo di prendersi cura del paziente attraverso il dialogo e l’interazione verbale e relazionale tra paziente e terapeuta. Secondo la definizione citata nel dizionario Garzanti, le psicoterapie psicoanalitiche sono “quelle fondate sull’interpretazione dei conflitti inconsci che stanno alla base dei disturbi del soggetto”. La psicoterapia psicoanalitica, affonda le sue radici nel pensiero del padre della psicoanalisi, Freud, mantenendo ancora oggi un grande contatto con quei fondamenti e al contempo dando vita a tutta una serie di approcci che hanno come punto in comune: dare un senso, significare il disagio interiore, avere una maggiore consapevolezza di Sé e del proprio funzionamento psichico e relazionale con l’obiettivo di stare meglio e poter vivere in modo più pieno e consapevole la propria Vita.

Si tratta di una psicoterapia basata su una relazione affettiva che inizia per essere terminata. È bene darsi un tempo per concludere e rielaborare la separazione per continuare il proprio cammino di maturazione, crescita e autoanalisi interminabile sulla base degli strumenti acquisiti durante il percorso psicoterapico. In questo tipo di psicoterapia si instaura una relazione affettiva e professionale tra una persona che formula una richiesta di aiuto (il paziente) e una persona competente di formazione psicodinamica e psicoanalitica (il terapeuta) che si propone con il suo metodo e con la sua persona. Il percorso psicoterapico è portato avanti mediante delle transazioni verbali aventi come obiettivo per il paziente, l’aumento della consapevolezza di sé e dei propri meccanismi di funzionamento psichico e la cura delle proprie aree “fonte di sofferenza”. La terapia prevede che vi siano dei cambiamenti, delle crescite relative alle varie aree della vita e che il paziente possa vivere con maggiore soddisfazione la sua esistenza.

Nel corso di una psicoterapia psicoanalitica i soggetti principali sono il paziente, la sua relazione con il terapeuta, l’inconscio e il preconscio (con tutte le “strade maestre” per entrarvi in contatto: sogni, immagini, associazioni libere, reverie,…). Per questo il paziente è invitato a dire tutto quello che gli viene in mente associando liberamente in modo il più possibile sincero; è così che potranno venirgli in mente pensieri, scene, sogni ad occhi aperti o sogni notturni, immagini, eccetera, a cui poter dare un senso per ritrovare una propria rinnovata armonia e un equilibrio evolutivo.

Dott.ssa Jessica Lai